Sembra che le piccole e medie imprese siano in difficoltà nel gestire il proprio marketing online. Alcune ricerche mostrano una certa fatica nell’impiego degli strumenti del web, soprattutto per quanto riguarda i social.
di Alessandro Battaglia Parodi
Spesso sentiamo l’elogio delle Pmi, più dinamiche rispetto alle grandi realtà nel reagire alle oscillazioni dei mercati. Una flessibilità riconosciuta da tutti, ma che non viene confermata su un altro versante strategico, quello della comunicazione e del marketing digitale.
Assolto l’obbligo del sito internet, utilizzato per lo più come semplice vetrina-contenitore, le Pmi non sfruttano tutta la potenza degli strumenti disponibili sul web, e soprattutto non sanno guidare le strategie di comunicazione sui social.
Lentezza o pregiudizio?
Un vero peccato, perché i vantaggi del marketing online sono davvero giganteschi. A cominciare dai costi, che sono molto inferiori a quelli dei media tradizionali, praticamente una frazione modestissima. Senza contare, poi, la progressiva sostituzione dei media tradizionali con quelli digitali che ha riversato masse importanti di utenti sui social network, dove si svolge la maggior parte delle interazioni più rilevanti. E per le aziende, tutte le aziende, ciò rappresenta una fantastica occasione per farsi apprezzare e diventare parte della vita quotidiana delle persone.
La piattaforma pubblicitaria di Facebook, per fare un esempio su tutti, è incredibilmente potente e ha la capacità di intercettare target “atomici”, con un livello di precisione mai toccato dalla maggior parte degli altri strumenti di marketing.
Ma la cosa più importante è che i social media forniscono informazioni preziose sugli utenti, utilizzabili per migliorare l’efficacia della comunicazione sia online che offline.
E qui si apre un capitolo interessante, quello delle misurazioni che consentono di osservare i “dati” da vicino per capire se ci può essere un buon ritorno sull’investimento. Ora, dal momento che le Pmi hanno a disposizione budget molto piccoli, ogni singolo euro deve sempre essere speso bene. E l’uso dei social dovrebbe quindi essere visto come una benedizione dal cielo. Ma purtroppo le cose non stanno così.
Una su quattro non li usa
Se gli strumenti ci sono e sono pure economici, perché le Pmi sono così restie ad adottarli? L’opportunità di guidare il traffico verso il proprio sito aziendale dovrebbe essere piuttosto sentita dai piccoli imprenditori. Da che cosa dipende allora tanta inerzia? È forse una questione di budget o bisogna invece attribuirla a una resistenza culturale?
Una recente ricerca di Clutch su un campione di 350 piccole e medie imprese americane, ha provato a dare una risposta a quest’interrogativo. L’indagine mostra che ben il 24% di esse non ha mai utilizzato i social media per il proprio business e che oltre il 90% di quelle poche imprese che utilizzano i social è attivo su Facebook, mentre soltanto il 29% è presente su LinkedIn.
Ma non è finita: oltre il 50% si affida a personale interno e non qualificato per fare marketing sui social, quindi senza che queste risorse abbiano abilità, tempo e competenze per svolgere attività tanto delicate.
La bella ricerca di Clutch ci racconta un altro dato molto interessante: meno della metà del campione sfrutta la presenza sui social media in maniera vincente. Solo il 41% di quelle poche imprese presenti sui social vi opera infatti per più volte al giorno, mentre un altro 27% aggiorna il profilo soltanto una volta alla settimana.
Social anche per l’export
Fatte le debite proporzioni con lo scenario italiano, storicamente in ritardo sulle innovazioni tecnologiche, questi dati sono molto rilevanti perché descrivono dinamiche di un universo che è molto più avanti di noi e a cui presto dovremo far fronte. Quale potrebbe essere quindi il dato rilevabile oggi in Italia, un Paese che presenta un gap culturale e carenze infrastrutturali enormi se confrontate allo scenario Usa, dove la rete viaggia alla velocità media di 75 megabit al secondo, praticamente il doppio della nostra?
Sicuramente il confronto è impari, ma non bisogna sottovalutare il nostro tessuto imprenditoriale, da sempre vulcanico e capace di accelerazioni straordinarie. L’auspicio è che le piccole e medie imprese, ma anche le microimprese, sappiano presto sfruttare la fantastica occasione offerta dai social. Un’opportunità che ha un costo bassissimo e che è molto efficace per farsi conoscere e apprezzare, soprattutto sui mercati esteri. Insomma, un piccolo investimento che vale la pena di valutare con attenzione.
Sembra che le piccole e medie imprese siano in difficoltà nel gestire il proprio marketing online. Alcune ricerche mostrano una certa fatica nell’impiego degli strumenti del web, soprattutto per quanto riguarda i social.
di Alessandro Battaglia Parodi
Spesso sentiamo l’elogio delle Pmi, più dinamiche rispetto alle grandi realtà nel reagire alle oscillazioni dei mercati. Una flessibilità riconosciuta da tutti, ma che non viene confermata su un altro versante strategico, quello della comunicazione e del marketing digitale.
Assolto l’obbligo del sito internet, utilizzato per lo più come semplice vetrina-contenitore, le Pmi non sfruttano tutta la potenza degli strumenti disponibili sul web, e soprattutto non sanno guidare le strategie di comunicazione sui social.
Lentezza o pregiudizio?
Un vero peccato, perché i vantaggi del marketing online sono davvero giganteschi. A cominciare dai costi, che sono molto inferiori a quelli dei media tradizionali, praticamente una frazione modestissima. Senza contare, poi, la progressiva sostituzione dei media tradizionali con quelli digitali che ha riversato masse importanti di utenti sui social network, dove si svolge la maggior parte delle interazioni più rilevanti. E per le aziende, tutte le aziende, ciò rappresenta una fantastica occasione per farsi apprezzare e diventare parte della vita quotidiana delle persone.
La piattaforma pubblicitaria di Facebook, per fare un esempio su tutti, è incredibilmente potente e ha la capacità di intercettare target “atomici”, con un livello di precisione mai toccato dalla maggior parte degli altri strumenti di marketing.
Ma la cosa più importante è che i social media forniscono informazioni preziose sugli utenti, utilizzabili per migliorare l’efficacia della comunicazione sia online che offline.
E qui si apre un capitolo interessante, quello delle misurazioni che consentono di osservare i “dati” da vicino per capire se ci può essere un buon ritorno sull’investimento. Ora, dal momento che le Pmi hanno a disposizione budget molto piccoli, ogni singolo euro deve sempre essere speso bene. E l’uso dei social dovrebbe quindi essere visto come una benedizione dal cielo. Ma purtroppo le cose non stanno così.
Una su quattro non li usa
Se gli strumenti ci sono e sono pure economici, perché le Pmi sono così restie ad adottarli? L’opportunità di guidare il traffico verso il proprio sito aziendale dovrebbe essere piuttosto sentita dai piccoli imprenditori. Da che cosa dipende allora tanta inerzia? È forse una questione di budget o bisogna invece attribuirla a una resistenza culturale?
Una recente ricerca di Clutch su un campione di 350 piccole e medie imprese americane, ha provato a dare una risposta a quest’interrogativo. L’indagine mostra che ben il 24% di esse non ha mai utilizzato i social media per il proprio business e che oltre il 90% di quelle poche imprese che utilizzano i social è attivo su Facebook, mentre soltanto il 29% è presente su LinkedIn.
Ma non è finita: oltre il 50% si affida a personale interno e non qualificato per fare marketing sui social, quindi senza che queste risorse abbiano abilità, tempo e competenze per svolgere attività tanto delicate.
La bella ricerca di Clutch ci racconta un altro dato molto interessante: meno della metà del campione sfrutta la presenza sui social media in maniera vincente. Solo il 41% di quelle poche imprese presenti sui social vi opera infatti per più volte al giorno, mentre un altro 27% aggiorna il profilo soltanto una volta alla settimana.
Social anche per l’export
Fatte le debite proporzioni con lo scenario italiano, storicamente in ritardo sulle innovazioni tecnologiche, questi dati sono molto rilevanti perché descrivono dinamiche di un universo che è molto più avanti di noi e a cui presto dovremo far fronte. Quale potrebbe essere quindi il dato rilevabile oggi in Italia, un Paese che presenta un gap culturale e carenze infrastrutturali enormi se confrontate allo scenario Usa, dove la rete viaggia alla velocità media di 75 megabit al secondo, praticamente il doppio della nostra?
Sicuramente il confronto è impari, ma non bisogna sottovalutare il nostro tessuto imprenditoriale, da sempre vulcanico e capace di accelerazioni straordinarie. L’auspicio è che le piccole e medie imprese, ma anche le microimprese, sappiano presto sfruttare la fantastica occasione offerta dai social. Un’opportunità che ha un costo bassissimo e che è molto efficace per farsi conoscere e apprezzare, soprattutto sui mercati esteri. Insomma, un piccolo investimento che vale la pena di valutare con attenzione.