La presenza sul web non rappresenta più la ciliegina sulla torta per un’azienda, ma il cuore pulsante della sua attività di comunicazione. È sul web che si aggrega la community di fornitori, manager e clienti. Ma anche di avventori del tutto sconosciuti pronti a dialogare con noi. Come al bar o al ristorante.
di Margherita Baroni
Ormai è sul web che trova spazio la memoria di un’azienda e il lancio di iniziative future in grado di dare forma al brand. Questo vuol dire, in sostanza, essere presenti sul web oggi. Il sito aziendale certamente non basta più. E’ fondamentale affiancargli una costante presenza sui social network, ovvero il più potente veicolo di trasferimento delle informazioni che attualmente si conosca.
Essere sul web significa quindi frequentare attivamente Facebook, LinkedIn, Twitter, Google Plus, Instagram, tutte piazze virtuali popolate da persone vere che vivono, sperimentano, comunicano, esprimono opinioni, si scambiano consigli. Piazze virtuali in cui si consuma un’esperienza, talvolta anche d’acquisto.
Un’azienda che desideri accostarsi al proprio target non può ignorare i social network. Brutalizzando un po’ il concetto, potremmo dire che al di fuori dei canali social la nostra azienda non esiste. Insomma, anche se siamo in rete, non abbiamo alcuna voce e quindi non abbiamo la possibilità di parlare con nessuno.
Un vantaggio ancora inespresso
Il digitale fornisce alle aziende mille canali, mille strade e mille tentacoli per trasformare il rapporto con i clienti, creando interazioni che prima non potevano esistere o accadevano solo sporadicamente. Tuttavia il trend “social” non è ancora pienamente sviluppato all’interno della tipica impresa italiana. Cioè quella di taglia medio-piccola che rappresenta la maggioranza delle realtà nel nostro Paese.
Potenzialmente, invece, le due caratteristiche peculiari delle Pmi italiane (conduzione familiare e forte legame con il territorio) costituiscono un humus fertile per edificare una solida identità online. Ed è proprio questa familiarità e quest’umanità che possono fare la differenza nella costruzione di relazioni online. Si tratta di fattori che consentono agli imprenditori di godere già in partenza di relazioni consolidate nel tempo, vere e proprie reti di relazioni con fornitori, clienti e altre imprese presenti sul territorio.
Esattamente come un pub o un ristornate, un social network fornisce un “luogo” di incontro e di appartenenza, ed è dunque la prima community in grado di aggregare tutti gli stakeholders dell’azienda intorno al brand e ai suoi prodotti.
Ma non ci sono solo loro. Ci sono anche gli sconosciuti di passaggio, cioè i potenziali clienti, i cosiddetti “prospect”. Che vanno attirati con qualcosa di interessante. O di utile.
Prima l’ascolto, poi l’intervento
I social rappresentano quindi un efficacissimo strumento per ascoltare e monitorare le conversazioni ma anche per attivarne di nuove con perfetti sconosciuti che magari, passando di lì, si fermano a curiosare e a fare due chiacchiere. E’ chiaro che tutto deve essere predisposto per attirare e stuzzicare l’ospite, rendendolo partecipe di un mondo di valori in grado di coinvolgere profondamente e appassionare. L’attività di storytelling è dunque vitale, perché rappresenta il motore delle dinamiche di interazione sociale.
L’obiettivo è riuscire a interagire, e infine creare relazione tra brand e cliente. Se si è in gamba, al termine di questi piccoli passaggi, si può riuscire a interessare gli utenti, rendendoli promotori dell’innovazione dei propri prodotti o servizi, fino a trasformarli in ambasciatori del marchio. Non male, vero?
La presenza sul web non rappresenta più la ciliegina sulla torta per un’azienda, ma il cuore pulsante della sua attività di comunicazione. È sul web che si aggrega la community di fornitori, manager e clienti. Ma anche di avventori del tutto sconosciuti pronti a dialogare con noi. Come al bar o al ristorante.
di Margherita Baroni
Ormai è sul web che trova spazio la memoria di un’azienda e il lancio di iniziative future in grado di dare forma al brand. Questo vuol dire, in sostanza, essere presenti sul web oggi. Il sito aziendale certamente non basta più. E’ fondamentale affiancargli una costante presenza sui social network, ovvero il più potente veicolo di trasferimento delle informazioni che attualmente si conosca.
Essere sul web significa quindi frequentare attivamente Facebook, LinkedIn, Twitter, Google Plus, Instagram, tutte piazze virtuali popolate da persone vere che vivono, sperimentano, comunicano, esprimono opinioni, si scambiano consigli. Piazze virtuali in cui si consuma un’esperienza, talvolta anche d’acquisto.
Un’azienda che desideri accostarsi al proprio target non può ignorare i social network. Brutalizzando un po’ il concetto, potremmo dire che al di fuori dei canali social la nostra azienda non esiste. Insomma, anche se siamo in rete, non abbiamo alcuna voce e quindi non abbiamo la possibilità di parlare con nessuno.
Un vantaggio ancora inespresso
Il digitale fornisce alle aziende mille canali, mille strade e mille tentacoli per trasformare il rapporto con i clienti, creando interazioni che prima non potevano esistere o accadevano solo sporadicamente. Tuttavia il trend “social” non è ancora pienamente sviluppato all’interno della tipica impresa italiana. Cioè quella di taglia medio-piccola che rappresenta la maggioranza delle realtà nel nostro Paese.
Potenzialmente, invece, le due caratteristiche peculiari delle Pmi italiane (conduzione familiare e forte legame con il territorio) costituiscono un humus fertile per edificare una solida identità online. Ed è proprio questa familiarità e quest’umanità che possono fare la differenza nella costruzione di relazioni online. Si tratta di fattori che consentono agli imprenditori di godere già in partenza di relazioni consolidate nel tempo, vere e proprie reti di relazioni con fornitori, clienti e altre imprese presenti sul territorio.
Esattamente come un pub o un ristornate, un social network fornisce un “luogo” di incontro e di appartenenza, ed è dunque la prima community in grado di aggregare tutti gli stakeholders dell’azienda intorno al brand e ai suoi prodotti.
Ma non ci sono solo loro. Ci sono anche gli sconosciuti di passaggio, cioè i potenziali clienti, i cosiddetti “prospect”. Che vanno attirati con qualcosa di interessante. O di utile.
Prima l’ascolto, poi l’intervento
I social rappresentano quindi un efficacissimo strumento per ascoltare e monitorare le conversazioni ma anche per attivarne di nuove con perfetti sconosciuti che magari, passando di lì, si fermano a curiosare e a fare due chiacchiere. E’ chiaro che tutto deve essere predisposto per attirare e stuzzicare l’ospite, rendendolo partecipe di un mondo di valori in grado di coinvolgere profondamente e appassionare. L’attività di storytelling è dunque vitale, perché rappresenta il motore delle dinamiche di interazione sociale.
L’obiettivo è riuscire a interagire, e infine creare relazione tra brand e cliente. Se si è in gamba, al termine di questi piccoli passaggi, si può riuscire a interessare gli utenti, rendendoli promotori dell’innovazione dei propri prodotti o servizi, fino a trasformarli in ambasciatori del marchio. Non male, vero?